Calcio e cultura

Fin dai primi anni del XX Secolo, il calcio – sia in campo economico che sul piano sociale – si è affermato come un vero e proprio fenomeno mondiale. Negli ultimi decenni non soltanto il rotolare della sfera di cuoio su un prato verde, ma più in generale lo sport moderno ha avuto un grande sviluppo: basti pensare alla nascita di quotidiani, trasmissioni o canali televisivi interamente dedicati all’intrattenimento sportivo. Come sosteneva l’antico Galeno, le attività fisiche “con la palla” sono le più salutari: oltre ad esercitare il corpo, rinfrescano anche lo spirito. Nel calcio si sfidano due squadre: in termini atletici è fondamentale l’elemento del confronto (per citare Hobbes, “guardare gli altri che stanno dietro è gloria, guardare quelli che stanno davanti è umiltà”).

Competere, gareggiare, stupire il pubblico: sono, questi, espedienti che hanno un valore intrinseco, ossia quello di mettere in discussione se stessi, al fine di superare paure e ostacoli che la nostra mente percepisce. Nello stesso modo in cui l’Ulisse omerico tiene testa alla sua odissea verso Itaca, la coscienza hegeliana si rapporta con le dimensioni spazio-temporali del mondo e l’esploratore Magellano si espone al vento della Terra del Fuoco, così - attraverso le sue abilità - lo sportivo sfida i propri tremori inconsci, tornando a sé, una volta diventato campione, come soggetto razionale che ha preso coscienza di sé. Oltre all’addestramento ginnico, infatti, vi è una rettitudine morale: la virtù che costa fatica, come insegna Leopardi, vince sempre sull’ozio. La pratica agonale si ispira, dunque, al motto socratico “Nosce te ipsum” (“conosci te stesso”) considerato nel rapporto che intercorre tra le potenzialità dell’individuo e il traguardo prefissato dallo stesso.

In Italia, nonostante i diretti interessati ne provino onta, il calcio è vissuto in un modo unico. È impossibile omologarsi a qualunque altra nazione: nella cultura nostrana, per l’appunto, si riuniscono l’esaltazione dell’amore sudamericano, del tifo anglosassone, del ritmo tedesco e dell’estetica olandese. Grazie al campionato di calcio è possibile scoprire le bellissime realtà di territori (per citare alcuni esempi: Friuli, Ciociaria, Ferrarese) che hanno questo sport come unico automezzo per essere evidenziati nella cartina geografica nazionale. Il calcio nella Penisola è religione, passione, veicolo di sogni da realizzare: in poche parole, fa parte della cultura italiana.

Ciò malgrado, nel nostro Paese vi è ancora oggi la presenza di una tradizione idealistica e spiritualistica che ha sempre considerato di minore importanza le esperienze pratico-corporee, al punto da relegare (sulle orme di Cartesio e della tradizione ilemorfistica) la dialettica mente-corpo a un dualismo antitetico tra la “magna” ragione e un’entità meramente meccanica e fisica. Sport e cultura amici, mai più rivali: questo è l'obiettivo che il nostro giornale si pone di raggiungere, quello di inculcare nei suoi lettori una mentalità che possa renderli in grado di approcciare a questa disciplina con una visione globale, concernente anche gli aspetti storici, sociali, culturali, sociologici, economici e, perché no, anche politici.

Platone non sbagliava di certo quando sosteneva che lo sport è un’attività democratica: in altre parole, accessibile a tutti. La diffusione in maniera capillare nella nostra Penisola del calcio femminile sta rappresentando una delle (tante) buone notizie che ravvivano gli animi degli appassionati. Con Italia-Svezia, il 13 novembre 2017, è stato raschiato il fondo del barile: attraverso la giusta calma e tanti buoni princìpi, il calcio italiano si sta risollevando nella sua interezza. Ma occorre promuovere la cultura sportiva, a maggior ragione quella calcistica, per sì che anche nelle nuove generazioni vi sia una nuova presa di coscienza. Più globale, appunto.

Oggi il pallone da calcio non è più fatto di cuoio: “plastica lavorata”, come direbbe Gianni Rivera (sia chiaro: per quanto in redazione vi sia una orgogliosa simpatia nerazzurra, certi giudizi - a maggior ragione relativi ai grandi campioni del passato - saranno sempre oggettivi). Ma la passione, quella, resta invariata. “Mio nonno mi raccontava di Meazza, mio padre di Facchetti: io racconterò ai miei figli di Zanetti e… tanti altri”. Letteratura sportiva: con queste due parole è riassumibile il nostro modus operandi.

Come scriveva Omero, filosofia e sport hanno in comune la capacità di mettere in discussione ciò che è dato per scontato. L’Inter, nel corso della sua storia, ha ben dimostrato (in più occasioni) che il mite pastorello può opporsi alla bruta violenza dei Filistei. Augurandosi di poter narrare al più presto nuove imprese gloriose, il Corriere Nerazzurro vi augura una buona lettura.

Andrea Pontone

“L’atleta vero è colui che tra le righe del suo impegno, della sua passione e del suo successo ha valori che fanno grande non solo un atleta, ma l’uomo stesso” (San Giovanni Paolo II)

error: Protezione del Diritto d\'Autore